Alessandro Messina – La luce oltre la materia a cura di Sonia Demurtas

Alessandro Messina – La luce oltre la materia 🍀
C’è un momento, davanti a certe opere, in cui la materia smette di essere soltanto materia. Si trasforma in qualcosa di altro. Si fa simbolo, memoria, visione. Succede quando la luce trapassa il metallo e lo rende trasparente, quando la pietra si piega docile sotto la mano di chi la lavora con passione e rispetto. Succede, ad esempio, davanti a una scultura di Alessandro Messina. Artista emergente di origini siciliane, a soli 21 anni fa danzare la sua anima nell'arte. Messina non si limita a creare: plasma, evoca, reinventa. Le sue opere nascono da una tensione profonda tra passato e presente, tra classicismo e tecnologia, tra fragilità e forza. È in questo spazio sospeso, carico di possibilità, che prende forma la sua poetica visiva. Il richiamo all’antichità – in particolare all’estetica della Grecia classica – è evidente. Ma non si tratta di citazione nostalgica: Messina rilegge quei modelli con occhi nuovi, restituendo al mito una contemporaneità disarmante. Il suo è un linguaggio che attinge alla storia per parlarci dell’oggi, con uno sguardo che è insieme colto e visionario.
Ama sperimentare. Ferro, lamiera, pietra: ogni materiale è per lui un universo da esplorare. Con lamine di ferro levigate e modulate crea corpi e volti composti da sottili lamelle che sembrano sospese nel vuoto, leggere come veli, forti come architetture. La luce gioca un ruolo fondamentale: penetra tra i vuoti, danza sulle superfici, rende le opere vive, vibranti, quasi immateriali. Opere che sembrano smaterializzarsi sotto lo sguardo, come visioni pronte a svanire. Eppure restano lì, ferme, a raccontare qualcosa di noi. C’è un incantesimo in questi lavori. Una grazia silenziosa che si accompagna a una forza visiva sorprendente. Ogni scultura è un equilibrio perfetto tra tecnica e intuizione, forma e senso. Nulla è lasciato al caso. Tra le recenti mostre che lo hanno visto protagonista ricordiamo la mostra Mithos a Palazzo Bellini (Firenze) dove ha esposto la sua scultura lavorata in ferro la Nike, un opera emblematica la sua Nike. Un’opera che non celebra la vittoria, ma la mette in discussione. Messina ci ricorda che nella guerra non ci sono vincitori: la vittoria, in fondo, è una chimera. E la sua Nike, frammentata, quasi incompleta, sembra volerci dire che anche la bellezza può essere spezzata, ma mai del tutto distrutta. Si ricompone, si rialza, trova una nuova forma. È un messaggio forte, urgente, universale.
Accanto al metallo, Messina ha intrapreso un nuovo percorso: la lavorazione della pietra. Qui, la sua ricerca si fa ancora più profonda. Come un antico scalpellino, l’artista incide, taglia, leviga. Ma lo fa con uno sguardo contemporaneo, con la sensibilità di chi sa ascoltare la voce silenziosa della materia. Nelle sue mani, la pietra perde la sua rigidità e diventa morbida, quasi organica. Si lascia modellare, come se volesse farsi raccontare. Guardare le sue opere è come entrare in un racconto fatto di luce e ombra, di pieni e vuoti, di assenze che diventano presenze. Non c’è nulla di didascalico, nulla di ovvio. C’è piuttosto un invito a sentire, più che a capire. A lasciarsi attraversare, a cercare dentro di sé il significato... ed è dentro di sé che Alessandro scava, cerca nella sua anima e trova l'arte pura... si comprende subito che non è uno qualunque, le sue opere sono un messaggio a dire e fare; gli viene proposto di fare un monumento a 🍀Villalba, questo stimola ancora di più la sua creatività, lo smuove a creare e cercare nella sua fantasia il segreto della bellezza. Perché l’arte di Alessandro Messina non si impone. Accade. E quando accade, ci ricorda che anche nel metallo più freddo o nella pietra più dura può nascondersi un’anima. (Sonia Demurtas critica d'arte con il cuore di poeta)

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