Anna Seccia – L’arte come tessitura relazionale a cura di Sonia Demurtas

Nel panorama dell’arte contemporanea, Anna Seccia si distingue per una pratica visiva e relazionale che sfida le convenzioni dell’autorialità e dell’oggetto artistico come entità conclusa. La sua ricerca si radica nell’idea dell’arte come processo collettivo, come spazio di co-creazione capace di tradurre il gesto individuale in una narrazione corale. Attraverso happening partecipativi e installazioni che coinvolgono il pubblico in maniera attiva, Seccia costruisce opere che sono, al tempo stesso, documento ed esperienza, traccia e testimonianza di un incontro.
Pittrice ma anche modellatrice, usa con maestria il Gesso ceramico per le sue sculture dove le mani sono un simbolo di incontro, alleanza, pace o tempo che passa... ha in cantiere un progetto con i Calchi delle mani di un'ultra centenario d'Abruzzo. Le sue idee fanno la differenza. Ha donato pezzi numerati di una sua opera... a tante persone incontrate quasi per caso. Ha creato una stanza dopo il terremoto in Abruzzo dove condividere Arte.
Anna Seccia – La stanza dove il colore diventa incontro C’è un luogo, sospeso tra gesto e silenzio, dove il colore non si posa sulla tela, ma prende vita nel dialogo. È la "Stanza del Colore", spazio rituale e vibrante che Anna Seccia ha creato per trasformare l’arte in esperienza condivisa, in respiro collettivo.
Artista visiva, performer e hand artist, Seccia intesse da oltre tre decenni una trama poetica in cui l’opera nasce dall’incontro – tra mani, voci, memorie. La sua è una pittura che non si chiude nell’autorialità, ma si apre come soglia: accoglie, attraversa, ascolta. Ogni suo progetto è un atto di fiducia nel potere trasformativo dell’arte, un processo che coinvolge lo spettatore, lo chiama a sé, lo rende parte della creazione. Nel cuore della sua ricerca vive la tensione tra l’individuo e il territorio, tra la spiritualità intima e la memoria collettiva. Le sue installazioni partecipative, spesso site-specific, non cercano l’impatto, ma la risonanza: si radicano nei luoghi e nelle persone, per poi fiorire in forme che portano dentro l’eco di chi ha partecipato. Anna Seccia non dipinge soltanto: celebra, invoca, custodisce. Ogni traccia, ogni segno, ogni colore è offerta e gesto sacro. La sua arte si fa cura e ascolto, presenza e rituale. Riconosciuta e presente in prestigiose rassegne italiane e internazionali, con una carriera saldamente intrecciata alla riflessione teorica e alla pratica relazionale, la sua pittura è stata accolta anche nel secondo tomo di Generazione Anni Quaranta, sesto volume della Storia dell’Arte Italiana del ’900 curata da Giorgio Di Genova. Ma è forse proprio lì, nella “stanza” che lei stessa ha aperto, che la sua opera trova la sua vera casa: nel luogo dove l’arte non è oggetto, ma azione viva; dove il colore non è materia, ma voce plurale. Dove si dipinge insieme.

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