Sandos- quando la materia sussurra un canto tra cielo e terra

🍀“Sandos – Quando la materia sussurra il nome di tutte le cose, visibili e invisibili”🍀 C’è un luogo, tra le radici di un albero e il letto di un fiume, dove la materia parla. È lì che nasce l’arte di Cristiano Sandonà, in arte Sandos – artista materico, poeta delle superfici vive, scultore dell’invisibile. La sua mano non impone, ma ascolta. La creta, il gesso, la resina diventano voce, memoria, destino. Opere che non si limitano a esistere: respirano. Raccontano storie di infanzia scalza, di stagioni antiche, di legni dimenticati e silenzi condivisi. In esse convivono Terra e Fuoco, passato e presente, forma e spirito. Ogni creazione è un incontro, un rito intimo tra artista e materia, dove l’estetica diventa etica, e l’opera non è oggetto, ma presenza viva. Sandos non modella semplicemente l’argilla: ne libera l’anima.
C’è un momento, prima della forma, in cui la materia è solo attesa. E poi arriva una mano che non impone, ma ascolta. Una mano che ha conosciuto la terra nuda, il legno grezzo, l’acqua del torrente, la voce silenziosa delle cose dimenticate. È da qui che nasce l’arte di Sandos. Artista materico, che non cerca la perfezione, ma la verità nascosta dentro ogni frammento. Le sue opere non sono mai soltanto oggetti: sono incontri, anime che emergono dal gesso, dall’argilla, dalla resina. Materiali che altri considererebbero inerti, diventano sotto le sue dita memoria viva, carne e spirito. La sua poetica nasce da un’infanzia vissuta a piedi scalzi nella natura, tra giochi d’acqua e fango, tra gli odori della falegnameria e la quiete dei campi. In quegli anni andati si forma un legame indissolubile con la materia, che per Sandos non è mai muta, ma un’entità vivente, capace di raccontare storie a chi sa mettersi in ascolto. La sua ricerca artistica si nutre di domande radicali sul senso dell’umanità, sulla nostra perdita di empatia, sulla bellezza dimenticata dei gesti autentici. "Senza lo sguardo degli altri, l’opera è soltanto un oggetto", dice. L’arte per lui non è ornamento, ma relazione, dialogo, riconnessione con ciò che abbiamo smarrito. Le sue tecniche sono originali, stratificate, come la vita: argilla, gesso ceramico, colori acrilici e resina si fondono in un’unione alchemica. Una materia ibrida, mai statica, capace di accogliere il conflitto, la metamorfosi, la luce. Ha esposto in contesti prestigiosi – da Venezia a Roma, da Barcellona al Vaticano, fino alla Biennale di Messina – Sandos è stato riconosciuto per la sua innovazione tecnica, ma è nel suo sguardo etico che risiede la forza profonda del suo lavoro. Perché solo quando la materia smette di essere strumento e diventa compagna di viaggio, può nascere l’opera autentica. Un’opera che non chiede solo di essere vista, ma sentita, attraversata, abitata. Sandos scolpisce l’anima delle cose. E ci ricorda, con ogni opera, che esiste ancora uno spazio sacro tra la terra e il cuore. 🍀

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