Vincenzo Presenti – La materia del mito e il sogno del ricongiungimento a cura della critica d'arte Sonia Demurtas
Vincenzo Presenti – La materia del mito e il sogno del ricongiungimento
Nelle opere di Vincenzo Presenti si avverte un desiderio persistente, quasi sacro, di ritorno all’unità originaria. È un’arte che anela al proprio ricongiungimento, che vive nella tensione tra ciò che appare e ciò che è celato. Il suo linguaggio visivo si muove tra il simbolico e l’allegorico, su un palcoscenico in cui la frattura tra i piani narrativi si fa subito percepibile: da un lato la densità della materia, dall’altro l’eco invisibile del divino.
Questa dicotomia profonda – tra uomo e natura, tra spirito e carne – rappresenta la radice semantica della sua pittura. Non c’è nulla di decorativo o superfluo nei suoi lavori: ogni segno, ogni contrasto cromatico, ogni vuoto è una domanda aperta, un varco in cui lo spettatore è invitato a perdersi. La pittura diventa così specchio e rito, memoria e metamorfosi.
Nella mostra Masterfull Work, ospitata presso il Museo Contea del Caravaggio, Presenti è stato invitato dalla critica d’arte Melinda Miceli a esporre accanto a figure storicizzate come Antonio Manzi, Andy Warhol, Renato Guttuso, Ferrari e Alex Caminiti. In questo contesto prestigioso ha presentato Medusa, opera potente e visionaria che rielabora in chiave contemporanea il mito della Gorgone.
Ma la Medusa di Presenti non pietrifica: piuttosto, ipnotizza e seduce con la sua ambiguità. È figura liminale, soglia tra umano e mostruoso, tra bellezza e terrore. Il suo sguardo – affranto, enigmatico, profondo – ci costringe a guardare dentro noi stessi, a confrontarci con le nostre stesse scissioni interiori.
Vincenzo Presenti ci conduce così in un viaggio pittorico che è al tempo stesso esplorazione e ritorno, rivelazione e nostalgia. Le sue opere non raccontano semplicemente, ma evocano, scavano, risuonano. E nel farlo, ci ricordano che l’arte, come il mito, è il luogo in cui l’anima cerca casa.
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