Licia D'urzo Morelli "La mia vita allo specchio" SD COLLEZIONI editore
Di questa donna colta, elegante e raffinata cogli subito lo
sguardo penetrante, curioso, vivo ed il suo guardare il mondo
con occhi sempre nuovi, alla ricerca di stimoli, di sensazioni e di
nuove emozioni da vivere. Una donna forte e concreta Licia
D’Urzo, amante della vita e paga di tutto ciò che la vita le ha
regalato nel tempo. Ed è cogliendo questi aspetti della persona
che comprendi il valore della poetessa, delle sue liriche limpide,
personali, frutto di ricordi e di memoria ma, soprattutto, frutto
della sua morale di vita racchiusa nell’amore per le piccole cose,
negli affetti, nella semplicità del vivere e nella bellezza prodiga
della natura. Il canto di Licia è un canto ad ampio respiro,
profondo, intimo e molto personale, a volte risulta malinconico
e struggente (Vedi “Due Novembre” “E l’ora scoccò “) a volte
gioioso ed incantato, ma sempre in armonia col suo cuore, col
suo percepire il mondo nei suoi aspetti più genuini, veri,
essenziali. Nei suoi versi leggi l’amore profondo per il proprio
paese, per la sua gente, i suoi affetti, le sue speranze ed i suoi
desideri, ma sempre e comunque in un’ottica positiva, mai
trascendente la realtà che lei vive ed imprime in versisulla carta!
Ogni poesia, ogni strofa è un fotogramma di ciò che vive ed ha
vissuto giorno per giorno, esperienza per esperienza, prova su
prova. E nascono così le sue liriche più belle, tenere e delicate
come quella dedicata alla sua dolce mamma, al suo affettuoso
marito, ai suoi amatissimi figli ed alunni, alla gioiosa armonia
che si creava accanto al focolare, al vecchio e maestoso Tiglio
nella piazza del paese, cogliendo, nel fluire ora gioioso ora triste
della vita che alterna a momenti di intenso dolore, momenti di
rara felicità, il significato profondo della nostra stessa esistenza.
La poetessa, infatti, sa che tutto ciò che la vita le ha dato e le
dona è insito nello stesso scorrere della vita.
E poi ecco i suoi ricordi, un tuffo felice nel passato, nelle
tradizioni, dove la memoria ridona carne e sangue ad un tempo
in cui i valori, la semplicità del vivere, la dedizione operosa a
mestieri ed arti ritenuti non solo fonte di sostentamento, ma
patrimonio imprescindibile di crescita sociale ed umana, ci
hanno permesso di essere quello che siamo oggi, valori che mai
devono restare nell’impietoso mondo dell’oblio, ma essere
memoria e insegnamento per le nuove generazioni. Nascono così
quegli affreschi di vita pulsanti, vividi, infiniti come “Paese
Mio”, “Ricordi di Notali”, “U Pajisi Meu” e tante altre poesie in
cui l’antica saggezza di un vivere secondo le leggi della natura e
dello spirito, si scontra con un presente spento, abulico, in cui
ogni desiderio nasce e muore in un attimo, fuochi fatui, meteore
che si spengono in un attimo per poi riaccendersi in un nulla che
lascia un vuoto difficile da colmare.
E questo la poetessa lo sente per cui le sue liriche, nate sulla
tavolozza variegata dei colori dell’anima, regalano pennellate di
luce e d’amore specialmente quando coglie con tenerezza
infinita e tocchisapienti, la semplice bellezza della natura e delle
creature che ne fanno parte o quando, con profonda nostalgia,
richiama alla mente la sua infanzia vissuta tra l’amore immenso
della famiglia, i giochi spensierati all’aria aperta e il profumo, il
sacro ed intenso profumo del pane che riempiva l’aria e si
insinuava tra le stradine curve del paese e saziava il cuore di pace
infinita!
Forme di vita, simboli di un tempo, ricordi freschi e lucidi che
sembrano uscire da una favola, la bella favola della vita che la
poetessa deposita ai piedi di chi sa riconoscere, nella poesia e nella memoria, quell’afflato di carezza divina che ci rende
uomini migliori avvicinandoci alla bellezza ed all’armonia del creato.
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