Tonino Gaudioso realizza Giulio Cesare in marmo di Carrara

Andiamo là, dove i prodigi del cielo e l'ira dei miei nemici mi chiamano: il dado è tratto" (Cesare) Cesare nacque il 12 o 13 luglio del 100 a.c. a Roma da un'antica e gloriosa ma non ricca famiglia patrizia, la gens Iulia, che faceva risalire le sue origini a Iulo, figlio di Enea, che aveva come madre la stessa Dea Venere. Come dire che era una stirpe divina, il che deve aver influenzato non poco le ambizioni di Cesare, unitamente ad un'intelligenza e una mobilità mentale non comune. Il suo praenomen era "Gaio" e non "Caio", derivato da errata interpretazione dell'abbreviazione epigrafica "C." Fin da giovanissimo Cesare coltivò grandi ambizioni, voleva essere sempre il primo, come confessò più tardi ai suoi amici riferendosi ad una povera tribù barbara della propretura in Spagna: - Vorrei essere il primo tra costoro piuttosto che il secondo a Roma. - Il ramo della Gens Iulia a cui apparteneva portava il cognome Caesar, da cui il nome Giulio Cesare. La famiglia però non era ricca né influente, ostacolo insormontabile per chiunque volesse accedere a una carriera politica o militare, per cui Cesare dovette contrarre sempre ingenti debiti rischiando il tutto per tutto, ma Cesare affrontò grandi rischi di ogni genere nella sua vita. Oltre alla sua capacità a rischiare c'era pure la sua capacità di raccogliere fiducia. Cesare trovò sempre persone disposte a fargli ingenti crediti, anche quando non era famoso, per la sua particolare abilità persuasiva e per la fiducia che ispirava negli altri.Giulio era uomo colto, parlava correntemente il greco, era interessato alla poesia, all'astronomia, alla matematica, e alle scienze naturali ma soprattutto era eloquente e sapeva accendere gli animi, ma pure brigare e corrompere.LA RITRATTISTICA DI CESARE L’aspetto fisico di Cesare è ben noto da numerose testimonianze letterarie, un passo di Svetonio (Divus Iulius, 4, 17) ci da l’immagine più fedele che possediamo del dittatore: “Dicono fosse di alta statura, di colorito chiaro, di forte membratura; il volto pieno, gli occhi neri e vivaci; di buona salute, solo in età avanzata ebbe qualche svenimento ed incubi nel sonno. Due volte fu colto da epilessia nel disbrigo degli affari. Meticolosissimo nella cura del corpo, non solo si faceva radere e tagliare i capelli con grande accuratezza, ma anche depilare, per questo era biasimato da alcuni. L’immagine ci è tramandata con precisione da alcune emissioni monetarie comprese fra il 46 ed il 44 a.c., mentre quelle successive presentano un rapido deterioramento della veridicità dei tratti. I ritratti a tutto tondo sono abbastanza numerosi, ma si tratta in gran parte di produzioni di età imperiale, raffigurante un’immagine molto idealizzata di Cesare, lontanissima dal vero, in cui ciò che conta è il simbolo più che l’immagine, mentre lo stile, richiamandosi a modelli classici del V a.c. è ormai lontanissimo dal patetismo tardo ellenistico dell’età cesariana. Il ritratto più fedele va riconosciuto in un esemplare da Tuscolo, oggi a Torino (Museo di Antichità) confrontabile con le emissioni monetaria del 44 a.c. e da mettere in relazione con il decreto, emesso quell’anno dal Senato, di erigere statue in onore del dittatore.
L'artista Tonino Gaudioso lo ritrae in atteggiamento pensante, con lo sguardo perso nel vuoto, il viso serio, i capelli leggermente mossi, gli occhi grandi...usa il marmo di Carrara per dare maggiore risalto alla sua grandezza...gli zigomi sono alti, le orecchie grandi ed attaccate alla testa Gaudioso nella sua opera mostra tratti dotati di un bell'aspetto, con lineamenti fini e regolari, naso leggermente aquilino, zigomi alti, fronte spaziosa, occhi penetranti...la scultura di Gaudioso ne esalta la forza interiore, dando un senso di austerità e serietà al viso, tutto il busto appare forte e robusto, la scultura sembra osservare lo stesso spettatore. Un'opera di notevole fattura e grande interesse. Un pezzo di storia importante e che ci fa riflettere sulla grandezza di un uomo e le sue capacità. Complimenti allo scultore Tonino Gaudioso che è riuscito a farci entrare in un pezzo della grande storia. Grazie a questa scultura ci tuffiamo con la mente ad episodi narrati da Plutarco che racconta: "Una sera Cesare andò assieme ai più stretti collaboratori ospite nella domus milanese del ricco ed influente Valerio Leone. Tra le portate venne servita una magnifica preparazione di asparagi conditi con il burro. Ai generali la pietanza non piacque affatto (abituati all’olio d’oliva e non al burro, usato a Roma come unguento), così la indicarono come cibo “barbaro”. Di fronte all’imbarazzante situazione Cesare, da uomo intelligente ed avveduto, placò gli animi con la frase: “de gustibus non disputandum est” (non si può discutere sui gusti personali)" facendo capire ai suoi ufficiali, che non si obietta quando si viene ospitati da qualcuno. Di certo fu uomo di intelligenza e coraggio straordinari, dotato di un carisma che affascinava, oltre le folle, anche i rudi soldati. Cesare fu un condottiero abile e amato come pochi, e come nessuno poté chiedere alle truppe di combattere con lui quando la vittoria era improbabile per la differenza di forze militari, sempre di molto inferiori rispetto al nemico. Proprio perchè tanto amato poté inoltre esigere un allenamento e una disciplina uniche, senza quasi mai dover ricorrere alla violenza. Nella scultura del Gaudioso emerge tutta la forza interiore di Giulio Cesare...tutta la sua intelligenza e la sua capacità: “E’ dovere di un Capo vincere non meno col senno che con la spada”. In effetti le vittorie furono in larga parte frutto delle sue strategie oltre che del valore di combattenti. Infatti limitò come pochi le perdite dei soldati in battaglia, tanto più che i suoi uomini erano sempre di molto inferiori di numero a quello avversario. Di qui la voce che un soldato romano ne valesse dieci avversari. Gaio Giulio Cesare resta così nella leggenda e nella storia, affascinando tutti ancora oggi. Grazie allo scultore Gaudioso abbiamo potuto compiere un viaggio a ritroso nel tempo.

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