Maria Nicolò a Vibo in Love...l'arte del passato che non tramonta mai

Maria Nicolò nasce a Reggio Calabria nel 1982. Nella città dello Stretto si diploma al Liceo Artistico Statale “Mattia Preti” e si laurea all’Accademia di belle arti di Reggio Calabria in Pittura. Partecipa sin da piccola ad eventi artistici in tutto il territorio nazionale, ricevendo riconoscimenti, menzioni e premi. Ricca e sempre aggiornata, per le costanti richieste, la sue collezione di dipinti. Il contatto con la natura è stato importante nella crescita dell’artista reggina. Maria è stata sempre incantata dall’eleganza dei papaveri, dell’estasi trasmessa dalla lavanda. Nei suoi lavori si tocca con mano la bellezza dei paesaggi non antropizzati, il piacere di una terra libera da bruttezze. Sembra, vendendo le sue tele, di entrare nel mondo delle favole. Protagoniste di molti suoi dipinti sono anche le donne snelle e attraenti, con capelli fluenti. Come Alphonse Mucha e Gustav Klimt, l'artista trova quindi ispirazione da elementi naturali, curve, forme asimmetriche, colori intensi, offrendo al fruitore una personale rilettura dello stile liberty La pittrice calabrese in sintesi riesce in modo brillante a sfruttare le enormi potenzialità cromatiche della pittura, i suoi dipinti trasmettono energia e positività. Spiccano tre colori: azzurro, viola e giallo. La sua pennellata è fresca, leggera, delicata, estemporanea. Se, come afferma Amit Ray, guardare la bellezza della natura è il primo passo per purificare la mente, osservare una tela di Maria Nicolò ci fa tornare innocenti.
Per conoscere l'opera alla quale l'artista Maria Nicolò si è ispirata dobbiamo conoscere la sua storia... il Bacio ha una sua propria identità e ancora oggi fa discutere e parlare di sé, tanto che sta nascendo anche un documentario che racconta della sua genesi, ed io come appassionata di Arte e di storie d'amore non posso esimermi dal perdermi in un affascinante intreccio storico: Siamo a Vienna, nella Belle Epoque: è il 1907. L'artista Klimt, si ritrova ad essere uno dei massimi esponenti della Secessione, viaggia in Italia, a Ravenna per la precisione, dove ammira gli straordinari mosaici bizantini. Resta affascinato dalla loro bellezza e dal sapiente uso della foglia d'oro, che pure ritorna nello stile Liberty dell'epoca. Del resto, suo padre è un orafo e Gustav conosce bene le arti minori. Comincia così il "periodo aureo", un periodo in cui le sue opere si arricchiscono di simbolismo, si fanno preziose, si popolano di misteriosi e sensuali personaggi femminili. Sentimentalmente instabile (ebbe quattordici figli da donne diverse) e naturalmente votato al tradimento, Klimt era sicuramente un uomo che amava le donne, che spesso e volentieri sono le protagoniste delle sue opere. Eppure, c'è stata una donna per lui estremamente importante, e probabilmente è proprio lei la protagonista di quel bacio: è Emilie Flöge. Emilie era, come si direbbe oggi, una creativa: cominciò a lavorare giovanissima come sarta, distinguendosi per la grande fantasia e originalità. Con la sorella Helene aprì una boutique, che divenne in breve tempo una delle più prestigiose di tutta Vienna; viaggiò a Londra e Parigi, dove entrò in contatto con Coco Chanel e Christian Dior. E, proprio in questi anni di grande successo personale come imprenditrice, conobbe Gustav Klimt: la sorella Helene aveva sposato il fratello di Gustav, che morì poco dopo. Gustav Klimt divenne quindi l'esecutore testamentale del fratello, diventando così un ospite regolare per la famiglia Flöge, nonché amante di Emilie. La donna fu una delle modelle predilette dall'artista, ed è così che la ritroviamo anche nel Bacio. A stringerla, lasciando in parte coperto il volto, è proprio lui, Gustav. Un dipinto in cui c'è tutta la passione, ma non solo, perché quello tra Gustav ed Emilie era anche un sodalizio creativo, umano, spirituale. La donna si abbandona a questo abbraccio, ma non è un atto di resa: è un atto di estrema fiducia. La storia di questo bacio, tanto enigmatico quanto iconico, presenta varie chiavi di lettura: la figura maschile che stringe le mani attorno al collo della donna esercita una forma di possesso, di pacata, passionale violenza che viene ritratta al centro. La donna è in ginocchio posta sull'orlo di un precipizio. È l'abisso del nuovo secolo? È il sentore della guerra che sta per arrivare? O è semplicemente la fine di una storia d'amore? Resta il mistero (e da qui il fascino) di una delle opere d'arte più emblematiche di tutto il Novecento. Tantissimi in questi anni sono stati gli artisti che sono rimasti improgionati nella bellezza di quest'opera... Maria Nicolò ne esalta l'effetto scenico con i suoi colori, il suo entusiasmo e la sua capacità creativa... Divampa nello spirito dell'artista la voglia di fare, creare e emergere; La sua capacità stilistica apre le porte ai suoi sogni di donna capace di riaccendere i riflettori su un angolo di storia.

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