Tre giorni che restano impressi nel cuore "la Biennale di Vibo Valentia"
Cala il sipario sulla Biennale di Vibo Valentia: tre giorni che restano accesi nel cuore
Cala il sipario sulla Biennale di Vibo Valentia, ma non si spegne la luce che per tre giorni ha attraversato il Valentianum come un respiro profondo. L’arte ha abitato gli spazi, li ha resi vivi, li ha trasformati in luogo dell’anima, dove pittura, poesia, moda e parola hanno dialogato senza barriere, in un intreccio intenso di visioni e sensibilità.
È stata una Biennale nata dal coraggio e dalla visione di Sonia Demurtas, ideatrice e anima dell’evento, che ha saputo raccogliere voci diverse e farle vibrare all’unisono. Intorno a lei, una comunità creativa che ha dato forma a un’esperienza autentica, capace di parlare al presente e di aprire lo sguardo al futuro.
Fondamentale il lavoro dei curator Antonio Teti, Caterina Rizzo, Tonio Fortebracci, Anna Alfano, Sator e Saverio Barone, che hanno accompagnato il percorso artistico con competenza, passione e cura, tessendo relazioni tra opere, artisti e pubblico. A dare ritmo e voce alle giornate, alternandosi con eleganza e profondità nella conduzione, Francesco Saverio Capria, Console dei Maestri del Lavoro della Calabria, insieme a Rino Rosario Lo Giacco, capaci di trasformare ogni intervento in un momento di ascolto e condivisione.
Protagonisti assoluti sono stati gli artisti e i poeti, arrivati da diversi luoghi, portando con sé storie, linguaggi e visioni. Le loro opere hanno abitato le pareti, ma soprattutto gli sguardi; le poesie hanno attraversato l’aria come fili sottili, capaci di unire generazioni e sensibilità. Centrale e preziosa la collaborazione con la scuola di moda, che ha intrecciato creatività e futuro, affidando alle nuove generazioni il compito di continuare a credere nella bellezza come forma di impegno e libertà.
La Biennale è stata anche incontro, dialogo, gratitudine. Un grazie sentito va a tutti coloro che hanno reso possibile questo sogno: agli sponsor, che hanno creduto nel progetto e lo hanno sostenuto; al pubblico, numeroso e partecipe, che ha saputo ascoltare, osservare, emozionarsi; a chi ha lavorato dietro le quinte con dedizione silenziosa, rendendo ogni dettaglio armonico.
Ora le luci si abbassano, le sale tornano al silenzio, ma ciò che resta è un’eco potente. La Biennale di Vibo Valentia non si chiude: si deposita nella memoria collettiva come un fuoco che ha scaldato i cuori, come una promessa mantenuta. Perché quando l’arte riesce a creare comunità, non finisce mai davvero. Continuerà a vivere negli sguardi che ha incrociato, nelle parole che ha acceso, nei sogni che ha osato chiamare futuro.








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